L’ingresso della farmacologia in Psichiatria è stata una vera rivoluzione.
Nel 1953, la scoperta della cloropromazina permise agli psichiatri di curare le psicosi con altri trattamenti che non fossero gli elettrochoc, la chirurgia psichiatrica, i mezzi di contenzione fisica (camicia di forza) o l’internamento in strutture psichiatriche.
Da allora, la psicofarmacologia ha compiuto passi da gigante. Nell'ultimo decennio, quasi ogni anno si scoprono nuove molecole che si aggiungono all'immenso arsenale già a disposizione dello psichiatra di oggi.
Questo progresso aumenta contestualmente le attese dei familiari dei pazienti. Oggi un paziente schizofrenico non è più rinchiuso per mesi in una struttura psichiatrica; anzi lo scopo perseguito è di integrarlo appieno nella società in cui vive.
Inserire una persona affetta da malattia mentale nel mondo del lavoro ed aiutarlo a farsi una famiglia è ormai perfettamente fattibile a certe condizioni.